
Tatua, assieme a Vale Lovette, in una delle zone più “arty” di Varese. E questa è la sua storia: tra musica dura e amore per il “tradizionalista” Owen Jensen
Qualche giorno prima di Natale siamo andati a fare una conoscenza ancora più approfondita di Vinnie La Rosa, gestore assieme a Vale Lovette dell’elegante ‘Seven Lakes Tattoo’ di Varese, la cittadina lombarda bagnata da ben sette bacini lacustri, giusto per fare fede al nome di questo studio.
La Rosa è tatuatore di stampo Neo Traditional e attribuisce gran parte della sua bravura stilistica a tre fattori che sono sempre stati presenti nel corso della sua vita: la passione per la musica, lo studio degli artisti classici e una certa forma di fantasia che l’ha costantemente portato a spaziare (e a non prendersi troppo sul serio). Bel tipo, Vinnie, cediamogli la parola.
Allora, come entra la tattoo art all’interno della tua vita?
Ho frequentato fin da ragazzino il circuito rock-metal in cui il tatuaggio è sempre stato un must e questa cosa ha finito per affascinarmi non poco. Anzi, da questo punto di vista, posso dirti che tutti i miei idoli erano pressoché tatuati! (ride)
Le prime esperienze… dove?
Nel 1999 ho avuto l’opportunità di fare l’apprendista presso ‘La Dolce Vita Tattoo’ di Genova, studio che in un secondo tempo si è trasferito a Parma. Lì ho capito una volta per tutte che quella doveva essere la mia strada.
Il ‘Seven Lakes Tattoo’ è sempre stato ben presente nei tuoi pensieri?
Sì, la voglia c’era e fortunatamente avere un posto tutto mio si è rivelato un obbiettivo plausibile dopo svariati anni di lavoro in altri luoghi.
Sai, mi sono sempre trovato bene negli studi dove ho tatuato, ma ad un certo punto è nata in me l’esigenza di avere una “casa” che andasse incontro ai miei gusti e alle mie esigenze.
Come è nata la partnership artistica con la tua collega Vale Lovette?
Vale ed io ci conosciamo da un po’ di anni e, ad un certo punto delle nostre rispettive esistenze, abbiamo capito di condividere un progetto comune. Ovvero quello di inaugurare uno studio che rispecchiasse al 100% i nostri gusti. E così è andata.
Ho letto da qualche parte che il ‘Seven Lakes’ non è esattamente un normale tattoo shop, ma un “centro di sperimentazione culturale”. Confermi?
Beh, spiegato così è perfino esagerato! (ridacchia) Diciamo che il nostro studio si trova nel centro di Varese: in via Carrobbio, in una corte del 1400 che è anche una delle più antiche della città. Questo ha fatto sì che la location si sposasse benissimo con la nostra professione, oltre al fatto che siamo ben lieti di esporre tavole pittoriche di svariati artisti nazionali e non.
Parliamo del tuo stile: un Neo Traditional molto colorato e d’impatto. L’hai sempre avuto nelle tue corde o ci sei arrivato per gradi?
Sì, ho sempre avuto una inclinazione per il tatuaggio di stampo tradizionale. Le mie basi partono da lì, studiando ed elaborando gli assoluti maestri del Traditional quali Owen Jensen, Bert Grimm e William Grimshaw. Negli anni, inoltre, ho cercato di spaziare il più possibile per quel che riguarda i soggetti. Cercando allo stesso tempo di non rimanere troppo legato alle immagini classiche su cui mi sono formato.
Trovo i tuoi tatuaggi molto empatici, se mi passi l’aggettivo.
Già. Come ti dicevo prima, mi piace la varietà nei soggetti. E in più ho la buona sorte di avere una clientela fantasiosa che, esattamente come me, non ama prendersi troppo sul serio. (sorride)
So che la musica è la tua prima musa nel trovare la giusta ispirazione per i tuoi lavori su pelle…
Esatto. La musica è stato il primo vero amore della mia vita visto che ho iniziato a suonare la chitarra ad undici anni e da allora non ho mai smesso. Quando sono in studio una buona colonna sonora non manca mai: ma non tramite cuffiette ed iPod. La dobbiamo “respirare” sia io che i miei clienti e quindi ben venga lo stereo. A questo punto non mi resta che farti la lista dei miei eroi…
Vai!
Adoro Black Sabbath, Led Zeppelin, Thin Lizzy, Creedence Clearwater Revival, AC/DC, Queen tanto quanto i gruppi heavy degli anni successivi tipo Metallica, Pantera, Testament, Anthrax, Misfits ecc. Da ragazzo gestivo i banchi del merchandising, quindi dal vivo ho visto una marea di band. I Metallica, tanto per farti un esempio, me li sarò gustati almeno sei o sette volte negli ultimi vent’anni.
Mi sveli un disco ideale da ascoltare mentre uno legge questa intervista?
Tra tutti direi il mega-classico del groove metal anni ’90: ‘Vulgar Display Of Power’ dei Pantera. Quell’album è pazzesco e non delude mai in qualsiasi situazione.
A proposito: ti è mai capitato di tatuare dei musicisti italiani o stranieri?
Del panorama internazionale neanche uno, ma in compenso parecchi del nostro rock-metal underground. In quel caso ho davvero perso il conto!
Instagram: @vinniela rosa
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